Il perché di tutto

Quando ero piccolo Quark non esisteva, non c’erano Discovery channel nè il canale del National Geographic.

Avevamo la “Tv dei ragazzi” con Febo Conti e “Chissà chi lo sà?” la fiction si chiamava “Ciuffettino” e i documentari naturalistici stavano in una serie che si chiamava “Il mondo degli animali”.

Questi doc erano carini ed avevano un taglio decisamente formativo, erano fatti cioè appositamente per i ragazzi a cui si presumeva che le cose andassero esposte in maniera diversa rispetto agli adulti, quindi il narratore era un padre, e come tale spiegava a noi minitelespettatori e al suo figliolo in studio tutto quello che c’era da sapere.

Il ruolo di questo bambino fuori campo era di interpretare le domande che avremmo fatto noi da casa, e lui conscio del suo ruolo non se ne lasciava sfuggire una, i perchè di un bambino moltiplicati per i 2 o 3 milioni di spettatori che noi eravamo.

Chiedeva il perchè di tutto: “Papà, perchè il coniglio si chiama così?” “Papà, come mai il serpente ha uno bocca così grande?”; ad alcune domande la risposta esiste, ad altre purtroppo no ed allora si chiarivano i lunghi silenzi che seguivano la domanda.

Mi viene in mente questo pezzo di vita televisiva andata oggi che trovo allegato a Specchio (che è allegato al quotidiano La Stampa) il primo di una serie di volumetti dal titolo “Perchè si dice…” parte I.

Alcuni sono interessanti: perchè la “erre” alla francese, arrotata, si dice “moscia”, oppure perchè di una persona coraggiosa si dice che “ha fegato”.

La prima ha la scherzosa origine romanesca dove “moscio” privo di compattezza avrebbe origine dal latino musteum simile al mosto, nel secondo caso si torna a vecchie credenze mediche per cui il fegato deputato a produrre sangue era sede di pulsioni vitali e Leonardo lo riteneva responsabile del calore e della forza tradizionalmente associati al coraggio.

Il resto è in edicola.



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