Restammo lunghi mesi fermi su quel gradino, per la scala della conoscenza reciproca, incapaci di piacerci o detestarci davvero.
Sarebbe bastato uno sbuffo di vento per farci scendere o salire, spingergi contro l’altro.
L’aria invece restò ferma, noi congelati e inespressi, immobili in ciò che siamo convinti di essere.
Destinati a un’inutile eternità.
(Un pensiero del 20 luglio 2010)