La grande rinuncia

Abituarsi all’idea che l’Italia sia un paese di grandi contraddizioni, significa prendere coscienza che siamo essenzialmente mossi dalle passioni, e che spesso le passioni contrastano con la ragione.

La passionalità ci deriva dall’essere popolo d’amore (tanto per citare il De Crescenzo Luciano, a sua volta citatore di qualche filosofo greco) e in amore vale la legge dei contrari: mi piaci, voglio conquistarti, dunque non voglio vederti più.

La componente infantile del dire il contrario di quanto pensato, per ottenere i risultati a cui siamo interessati a costi ribassati: il deprezzare di chi vuol comprare vale anche in politica o nello sport, dove sono illuminanti un paio di esempi recenti che non saranno passati inosservati neppure ai più distratti.

L’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ha presentato le dimissioni dalla carica di senatore a vita, le ha motivate a Palazzo Madama tra critiche e applausi, dopo una decina di giorni in cui tutti si sono domandati cosa altro avrebbe mai raccontato il “picconatore” dopo avere fatto tremare palazzi e istituzioni negli ultimi mesi del mandato presidenziale.

Quasi contemporaneamente un paese intero chiedeva le dimissioni di Franco Carraro, presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, per essere stato incapace di far valere i diritti di equità nei confronti della nazionale ai mondiali di Corea e Giappone.

Qualcuno ha chiesto che a dimettersi fosse anche il commissario tecnico dei calciatori azzurri, Giovanni Trapattoni, accusato di avere organizzato una squadra di difesa quando poteva ottenere maggiori risultati facendone un battaglione d’assalto.

Una serie di battibecchi con il Ministro “che sta al piano di sopra” come si è definito Giuliano Urbani, viene invece “dimesso” il sottosegretario ai Beni Culturali, Vittorio Sgarbi, reo di avere criticato un provvedimento che rischiava di veder messi in vendita patrimoni artistici italiani, che è bene restino nel nostro paese.

Francesco Cossiga, su invito del presidente del Senato Marcello Pera, ha deciso di non insistere nella presentazione di dimissioni. Carraro non ci pensa proprio ad abbandonare la presidenza della FIGC, così come Trapattoni difenderà strenuamente la sua posizione (con una maggioranza di italiani dalla sua parte).

Chi minaccia di dimettersi, è come quegli aspiranti suicidi che a lungo annunciano il gesto estremo a cui naturalmente non danno seguito, perchè purtroppo certe cose si fanno e basta, senza tanta pubblicità; dunque non se ne va chi preannuncia di andare, nè quelli a cui viene chiesto di allontanarsi, mentre vanno quelli che probabilmente si sono sempre preoccupati più del loro ruolo che degli equilibri politici.

Da noi l’unico vero scopo delle dimissioni (fatta eccezione per quelle a ciel sereno di Paolo Cantarella dalla Fiat) è poterle minacciare, per ottenere attenzione su temi che ci stanno a cuore.

Nel suo discorso al Senato, Francesco Cossiga, che litigando con Berlusconi prima delle elezioni al punto di uscire dalla coalizione di centro-destra ha allontanato i sospetti di connivenza, spiega come il ruolo centrale della nostra Repubblica non sia più giocato dal Parlamento ma dalla magistratura, che vorrebbe scriversi da sola le leggi da applicare.

Difende Berlusconi, vittima della più vergognosa persecuzione italiana ad opera di una magistratura di parte che mira ad annientare l’avversario politico, fa autocritica per essere stato tra quelli che hanno trasferito alla magistratura troppi poteri che avrebbero dovuto restare esclusiva del Parlamento, ricorda come all’indomani dei suoi attacchi alla procura di Potenza che stava indagando politici sulla base di intercettazioni telefoniche (che la legge vieta su quei soggetti, giusto o sbagliato che sia) la stessa procura annunciava che in seguito alle sue dichiarazioni, la posizione di Cossiga era al vaglio degli inquirenti.

Cossiga ci scherza su, dice: “Immaginate la mia paura!” chiude il suo intervento, ascolta gli altri; i telegiornali replicano le parole di tutti, comprese quelle in cui il dimissionario, quasi commosso annuncia la fatica ed il dolore che gli causa rinunciare ad una fetta tanto importante della sua vita.

Poi dietro front, ha espresso il suo pensiero, ottenuto l’attenzione di tutti i media, sconfessato i giudici di Milano, quelli di Potenza, quelli di tutta Italia che non possono scioperare contro il Parlamento perchè questa è eversione, riaffermato la centralità della politica condannando gli accanimenti contro personaggi politici, che traggono la propria leggittimazione da un mandato popolare, mentre loro soltanto da un concorso pubblico.

Si, dietro-front, dimissioni ritirate, Cossiga non si ritira più, insomma ritira la richiesta di ritiro.

Ed io penso che forse si, è vero, la più grande rinuncia di tutte è: rinunciare alla rinuncia.

Ma, e se Cossiga ci stupisse ancora tutti rinunciando di rinunciare alla rinuncia?



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