Desiderio Erasmo

“Ma il simile ama il simile, e quanto meno si vale tanto più si é ammirati: i più vanno sempre dietro alle cose peggiori, perchè, come ho detto, la maggior parte degli uomini é soggetta alla follia.”

La cronaca nera ha riempito le sue pagine più recenti di eventi strettamente legati alla contraddizione tra la follia e quello che tra gli amori è considerato il più grande, disinteressato, indissolubile.

Agghiacciante, si avvicina solo in parte alla sensazione che si può provare, ma non rende pienamente l’idea del significato che assume il racconto di madri che spezzano la vita dei propri figli con lucidità da pellicole dell’orrore.

Lavatrici, laghetti e laghi di sangue nel letto, ma il timore è che la chiazza possa espandersi.

Idealmente ognuno di noi si è messo in coda dietro i piccoli feretri bianchi di questi innocenti, disperato per l’incomprensibilità di queste vite spezzate eppure confortato dall’idea della follia, evento eccezionale, fatalità che attenua l’indignazione.

L’inspiegabile getta nel panico, cuce le bocche, serra i pensieri attorno all’immenso punto interrogativo, la pazzia che pure resta imprevedibile o irragionevole schiude esclamazioni a migliaia, risposte a domande mai formulate, teorie.

La rassegna stampa del TG1 di qualche giorno fa ospita uno dei soliti opininisti che a ridosso della riapertura al traffico pesante del traforo sotto il Monte Bianco si domanda se la “violenza” dei TIR ad un territorio di serenità come la Valle d’Aosta, non abbia avuto un effetto devastante sulla gente che la abita.

Certamente: a non sapere cosa dire qualche cazzata prima o poi viene fuori.

I libri di storia sono zeppi di infanticidi dei secoli scorsi che vivevano a ridosso delle camionabili, di usciti di senno in seguito alla deturpazione del patrimonio ambientale, di gente con la bava alla bocca che riduce il numero di bocche da sfamare indispettita dall’abusivismo edilizio.

Eleonora non ha ancora compiuto un anno, la tengo in braccio e mi sorride allungando le manine verso le mie labbra mentre le parlo; le sorrido anch’io e penso a quando i suoi genitori di fronte alla mostra di dentini appenna accennati, chiedono di essere messi in frigorifero perchè stanno sciogliendosi.

Immagino altri occhi e altri dentini, e neppure la pazzia mi tranquillizza.

Oggi mia mamma compie 65 anni, la abbraccio prima di sparire nell’ascensore e ripenso a quello schiaffo tanti anni fa quando mi ha scoperto a fumare, la mano ossuta, rovesciata contro la guancia, ferendo più l’anima che il corpo.

O la volta in cui, per l’idea che uno schiaffo di mio padre fosse stato più forte del necessario lo obbligò a chiedermi scusa.

Gli unici due schiaffi di cui io abbia memoria..

Ci rido su mentre mi infilo in macchina: “Grazie mamma che il bucato lo facevi a mano. Grazie papà che di tempo per portarci al lago non ne hai mai avuto. Grazie di tutte le cose per cui vi ho odiato un pò, le stesse per cui oggi ho la possibilità di amarvi un pò di più.”

Poi riaffiorano i piccoli innocenti perduti e il sorriso scompare: nella follia nulla si può elogiare.

“Ora alacri, ora depressi; ora piangono, ora ridono, ora sospirano; insomma sono davvero del tutto fuori di sé. Appena rientrano in se stessi dicono di non sapere dove sono stati, se nel corpo o fuori del corpo; di ignorare se erano svegli o addormentati; di non sapere che cosa hanno udito, che cosa hanno detto, che cosa hanno fatto; hanno solo dei ricordi che sembrano filtrare attraverso il velo della nebbia o del sogno.” Erasmo da Rotterdam – Elogio della follia.



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